LETTERA APERTA DALLA SCUOLA MEDIA NIEVO

In questi giorni alcuni articoli sui giornali locali hanno enfatizzato un episodio avvenuto nel cortile della nostra scuola Nievo, e hanno offerto lo spunto alla comunità scolastica (alunni, insegnanti e genitori) per riflettere su alcuni temi che pervadono la nostra società e sulle modalità con cui vengono comunicati.
Ci siamo chiesti quale sia per la società il valore informativo di articoli che cercano a tutti i costi lo scoop, la notizia sensazionale, tanto che uno spintone tra ragazzi diventa una rissa in piena regola a cui riservare titoloni sul quotidiano. Quale sia il confine tra informare e manipolare una notizia per renderla più appetibile ai lettori, infarcendola di dichiarazioni anonime e non verificabili.
Ci interroghiamo tutti i giorni, con i ragazzi nelle classi, su chi sia lo “straniero” per ognuno di noi.
Perchè è innegabile che l’enfasi data alla notizia abbia posto l’accento sulla contrapposizione tra “noi” e “loro”, tra “italiani” e “stranieri”, tra alunni del CPIA e alunni della scuola media Nievo, peraltro tutti minorenni. Da anni il CPIA e la Nievo convivono e condividono alcuni spazi senza che ci sia mai stato alcun problema, anzi talvolta progettando insieme attività , incontri e scambi culturali: la mission di entrambe le scuole è educare al rispetto, alla conoscenza dell’altro e al superamento delle barriere culturali. Valori che in questo tempo certo fanno fatica ad emergere, ma che tenacemente e con convinzione le due scuole perseguono.
Ci siamo chiesti se chi fa informazione e comunicazione all’interno della nostra società senta la responsabilità insita nel proprio lavoro, e lavori per creare aggregazione tra istituzioni e non per disgregare i legami che ancora tengono insieme, vogliamo sperare, la nostra comunità.
Ci siamo anche interrogati sul senso di alcune dichiarazioni rilasciate da (presunti?) genitori che nascondendosi dietro l’anonimato hanno usato i giornali per denigrare l’immagine della scuola frequentata dai loro stessi figli, parlando di inesistenti coltelli e sanguinamenti, o lasciando intendere che gli episodi di violenza tra coetanei siano all’ordine del giorno. A quale scopo ingenerare questo clima di sospetti e paura nell’ambiente frequentato quotidianamente dai propri figli? A chi giova questo demolire con frasi infelici un lavoro paziente, saggio e attento compiuto tutti i giorni dagli educatori che nella scuola spendono la loro professionalità ?
La scuola è una comunità, e come tale tiene insieme e rende proficua la convivenza di centinaia di persone, tutti i giorni, instancabilmente, con dedizione, competenza e affidabilità. Certo che ci sono conflitti al suo interno: dalle divergenze di opinioni ai contatti più fisici tra adolescenti , che però non travalicano mai i confini tra legalità e illegalità. Fanno parte del vivere insieme, del confronto tra persone diverse, della dialettica interna a ogni organizzazione, sintomo di un organismo vitale e sano, perché nel confronto si cresce e si migliora. Non esistono comunità asettiche, sterilizzate in un sottovuoto emotivo. La vita, la società, la cultura, sono fatte di confronti, a volte di scontri, di dialettica e di idee diverse e la scuola è una palestra in cui la vita si “prova” e ci si sperimenta in un ambiente di relazioni complesse.
Noi lavoriamo perchè i nostri ragazzi escano dalla Nievo con un bagaglio di competenze, di informazioni e di esperienze che consentirà loro di muoversi nella vita con i giusti strumenti e di comprendere la complessità del futuro. Chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro in collaborazione autentica e aperta con il resto della società: genitori, istituzioni, organi di comunicazione, remando tutti dalla stessa parte e non gettando discredito gli uni sugli altri. Non “contro” ma “con” la scuola e i tanti genitori che ci apprezzano e ci sostengono. Dalla scuola e dal nostro impegno comune e condiviso possiamo partire per rendere migliore il nostro futuro, l’ambiente umano in cui viviamo e quindi anche le istituzioni e le parti politiche che ci rappresenteranno. Chiediamo anche a chi non lavora nella scuola di credere in questo e di aiutarci a realizzarlo.
La dirigente Bruna Codogno e i docenti della Scuola media I. Nievo –  Il presidente Paolo Bello e i genitori del Consiglio di Istituto